venerdì 17 maggio 2013

Nero Wolfe: quando, omaggiando l'estero, l'Italia fa cose belle

Scettica lo sono sempre, quando la Rai sforna qualcosa di nuovo, ma da amante dei gialli e di Sherlock Holmes, quando ho visto le prime pubblicità di Nero Wolfe, devo dire che mi ero incuriosita parecchio. Vuoi per l'accattivante voce di Francesco Pannofino, che mi ricorda il buon Gil Grissom e la sua morbidezza, vuoi qualche ricerchina sull'argomento, questo corpulento e misogino investigatore brontolone e il suo assistente amante delle donne mi hanno incuriosito, e non poco. 

Il ciuffo e il baffo nel logo della serie

Ma di chi sto parlando? Nero Wolfe è uno dei grandi investigatori della letteratura. Miss Marple, Poirot e Sherlock Holmes sono generalmente quelli più conosciuti dal grande pubblico, ma c’è tutto un universo di altri brillanti geni dell’investigazione che si trovano proprio dietro l’angolo. Nero Wolfe nasce dalla penna di Rex Stout nel 1934 con la pubblicazione di Fer-de-lance, primo romanzo dei tanti che seguiranno, ed è un uomo, come dicevo prima, ben piazzato, per non dire molto grasso, particolarmente pigro e si può dire un po’ viziato: non è incline ad alzarsi dalla sedia per qualsiasi motivo, se non i suoi personalissimi, e la sua mente superiore effettivamente gliene può arrogare il diritto. Ha delle passioni viscerali, quali la buona cucina, la birra e la cura delle orchidee, cose che vengono minacciate soprattutto dalle donne, che non apprezza - è un po' misogino - e che sono sempre rigorosamente prioritarie, per lui, rispetto a qualsiasi altra cosa. Ma per fare questa vita fatta di tranquillità, ben mangiare e giardinaggio specializzato, serve una buona dose di capitale, un po’ come per ogni gentleman of leisure. Chi procura dunque una rendita a Mr Wolfe? Il suo lavoro da investigatore, naturalmente, di cui lui è solo la mente, mentre il suo segretario Archibald, chiamato sempre Archie, Goodwin è il braccio, l’occhio e tutto quel che serve per non scomodare il suo superiore. Archie non è da considerare un personaggio a due dimensioni o un semplice messo: è piuttosto intelligente, affascinante, è spudorato ma ammaliante, amante delle donne ma non donnaiolo, forse un po’ troppo lamentoso, ma c’è da dire che è difficile vivere con Nero Wolfe e stare sempre zitti. Ma soprattutto, Archie Goodwin è l’amico e il collaboratore fedele, il Watson di uno Sherlock un po’ sovrappeso. La piccola nota di gossip è che qualcuno ha associato Mr Wolfe all’investigatore di Baker Street, volendolo figlio di Holmes e della Adler, l’unica donna che lo sconfisse… ma appunto si tratta di un pettegolezzo, e di un escamotage usato per spinoff e attirare lettori. Personaggi di contorno sono Fritz Brenner, il cuoco di casa Wolfe, il giardiniere Theodore Horstmann, l’ispettore Cramer della polizia di Manhattan, e tanti altri, tra cui poliziotti, ereditiere, e informatori.

Copertina vintage italiana del primo romanzo

Per tornare però alla tv, Nero Wolfe era stato già protagonista di uno sceneggiato di successo della RAI tra il 1969 e il 1971. Tino Buazzelli era il protagonista, con Paolo Ferrari nel ruolo di Archie Goodwin. Uno sceneggiato che molti ricordano con piacere, girato a basso budget ma con eccellente riuscita. La nuova serie, andata in onda nella primavera del 2012 non ne è né una continuazione né una ripetizione. È ambientata negli anni 50 a Roma: l’escamotage narrativo vuole che l’investigatore americano abbia avuto delle “noie” con l’FBI e si sia dovuto trasferire nella capitale italiana. Ed è qui che deve riprendere a lavorare, ma soprattutto mangiare e prendersi cura delle sue beneamate orchidee, reduci da un quasi disastroso viaggio oltreoceano.


Caricatura/poster della vecchia serie

Dopo Boris, leggere i nomi di Pannofino e Sermonti (nonostante quest'ultimo non fosse il mio eroe d'infanzia/adolescenza come per molte) legati a una nuova serie non può che voler dire che almeno i protagonisti non deludono. E non lo fanno: Pannofino nei panni di Nero Wolfe è compostissimo, geniale, brontolone e cocciuto come un bambinone, amante della cucina e delle orchidee più che della gente ma profondamente umano; l’Archie Goodwin di Sermonti è un po' "piacione", ma anche elegante e raffinato con il panciotto, flirta e ammalia ad ogni movimento di ciuffo, e nonostante si lamenti un po' della sua condizione di servo del capo, non lo tradirebbe mai.


Archie e Nero Wolfe nello studio
Nero Wolfe, "tutto suo padre"
Archie, il ciuffo al vento e la capote della Jaguar

Che dire delle storie? Abilmente riprodotte in un contesto italiano di 20 anni più vicino a noi rispetto alle originali, eppure accattivante e coinvolgente, tutte riadattate dai romanzi e rese convincenti come se fossero state tutte scritte in maniera identica. I nomi italiani dei personaggi, sospettati e vittime che siano, non stonano tanto quanto si può pensare, e gli intrecci sono ripresi e sviluppati senza noia, senza intoppi e con una buona dose di umorismo e azione. C'è da dire che qualche attore non ha lo stesso talento recitativo di altri, ma per gli standard italiani, non c'è nulla di cui lamentarsi! Le location romane hanno il sentore di casa, ma anche di nuovo e alla moda, così come i coloratissimi ma mai chiassosi costumi. Tutto sa di stile, di eleganza, e nonostante il tutto sembri uscito da un fumetto di qualità, niente ti sembra caricato, niente ti sembra finto.


Ad Archie qualcosa non torna, nel bel mondo romano...

Mr Wolfe e Archie sono circondati da altri personaggi di contorno, a loro volta rivisti e corretti, ed è bene parlare anche di loro. Per cominciare, il cuoco e l'informatore dei romanzi sono sostituiti con due "controfigure" italiane, che non ci fanno del tutto rimpiangere i loro originali: per primo lo chef (precisiamo!) Nanni Laghi, interpretato da un vero cuoco, Andy Luotto, quindi ancora più capace di far venire l'acquolina in bocca anche dall'altra parte dello schermo, che si dimostra un eccellente professionista ed entra a far parte di quella sorta di menage famigliare di casa Wolfe, oltre a suscitare una certa tenerezza ed empatia quando si commuove o lascia trasportare; e poi Spartaco Lanzetta, pasticcione e molto "romanesco", informatore che gira per i bassifondi ma non ne è corrotto, fa battute a sproposito sperando di strappare un po' di simpatia, e lo fa, sempre - tranne che con Nero Wolfe. 


Nanni e i suoi manicaretti ispezionati dal capo

Lanzetta che fa il simpaticone

In più, c’è il “trio delle meraviglie”, che ad essere precisi è più un duo con l'elemento di disturbo: il commissario Graziani, il non ben specificato sottoposto Bordon e la giornalista di nera Rosa Petrini. Graziani soprattutto, e Bordon a modo suo, sembrano usciti da un graphic novel americano della Marvel: il commissario ha la faccia spigolosa, il sigaro sempre tra le dita o penzoloni alla bocca, il capello impomatato, è ligio al dovere e ferreo nonché scettico finché le prove non gli urlano letteralmente una conferma, con un'ulcera che lo tormenta quando le cose gli sfuggono di mano e Nero Wolfe lo precede; Bordon è un po' più il belloccio della situazione, ma inevitabilmente un po' più tonto, per quanto fedele naturalmente al capo e pronto a rispondere ad ogni ordine e a prendere l'iniziativa se necessario, non sempre con esiti disastrosi. Grazie al cielo, almeno qui, la polizia non è del tutto inetta e sa fare il suo lavoro, anche se senza la genialità di Wolfe non arriva sempre troppo lontano: a mio parere, un punto da apprezzare. Troppe volte infatti certa polizia di cinema, tv o letteratura, di fronte a certi grandi investigatori, è rimasta sempre a fare la figura del gruppetto di scimmie che si grattano la testa. Siamo nel Ventesimo secolo (nella fiction), ed è alquanto patetico cercare di far risuonare l’intelligenza del protagonista nel silenzio degli stolti, che sono invece coloro che non fanno il loro lavoro per hobby. Non è forse vero che non è importante chi grida più forte degli altri, ma chi pur sussurrando viene ascoltato da tutti?


Graziani e la sua ulcera all'attacco

Bordon e la sua espressione (più) intelligente
Rosa Petrini chiude il trio: giornalista pronta a tutto o quasi per una storia, comanda a bacchetta il suo fotografo e cerca di farsi strada nel mondo, con le unghie e con i denti, ma anche con un sorriso e l’abilità della sua mente femminile. Anche il mondo della carta stampata sembra quello di un graphic novel, ma non per questo sembra fittizio o stona. L’atmosfera che si percepisce non si allontana poi tanto da quella del romanzo, in cui investigatori e stampa sembrano fare a volte da collaboratori, altre da indispensabili compagni e altre ancora da acerrimi nemici. Rosa non è una semplice donna in carriera che per non farsi comandare dagli uomini è come loro: potrà indossare i pantaloni e fumare una sigaretta dietro l’altra, ma sfrutta tutto ciò che una donna può usare per superare gli ostacoli di un mondo maschilista. La tensione tra Rosa e Archie è sempre alle stelle, anche se non sempre per gli stessi motivi: l’attrazione è forte, ma anche l’orgoglio, e un po’ flirtando e un po’ fregandosi a vicenda, i due sono una specie di squadra, o forse una coppia, un po’ sconclusionata ma decisamente stupenda. Un lieto fine per questi due? Non c’è stato, e probabilmente sarebbe fin troppo banale. Io li vedo bene a bisticciare tutta la vita.
Rosa sotto copertura

La coppia che scoppia

E dopo otto puntate, la serie si è conclusa con il botto. Nero Pannofino e Archie Sermonti torneranno sugli schermi Rai? Tutto fa presagire di no, e questo mi addolora davvero. Un prodotto ben orchestrato come questo non lo rivedremo più con tutta probabilità, e di simili non se ne vedono proprio all'orizzonte. Cosa mi manca anche di Nero Wolfe? Condividere la visione con le amiche e altri appassionati: prendere in giro Rosa e gli sforzi che fa per avvicinarsi un po’ ad Archie, i suoi auto sabotaggi che tutte noi potremmo fare al suo posto, scioglierci un po’ al ciuffo di Archie mantenendo sempre la visione critica di donne intelligenti sul fatto che gli uomini sono molto limitati, intenerirci un po’ alla visione dei pigiami color canarino e i grembiuli di Mr Wolfe e ai suoi brontolii, della sua somiglianza allo “zio Mycroft”, fratello di Sherlock Holmes (che come dicevo all’inizio, gossip lo vuole padre naturale di Nero), al languorino perenne durante la visione di Nanni Laghi che guarnisce i suoi piatti, al tifo da stadio per Graziani, Bordon e Lanzetta. 


Daje!

La nota interessante è l’attenzione al social network twitter da parte della produzione: il profilo NeroWolfeTv (https://twitter.com/NeroWolfeTv) veniva seguito da tanti appassionati della serie, e il gestore era molto attento a ritwittare cose interessanti, a coinvolgere gli utenti con giochi, sondaggi e anche qualche premio. Molti, tra cui io, commentavano in diretta la puntata con gli hashtag (le etichette per dare evidenza ai twit, parole chiave precedute da un #). 


Profilo twitter aggiornato a molti, troppi mesi fa

Nero Wolfe è stata una fiction del nuovo millennio, e speriamo che tante altre la seguano, in qualità, bellezza e attenzione allo spettatore.

Vi lascio in compagnia delle musiche di La Femme Piège: un misto di jazz e motivetti accattivanti, per cui non ho parole precise: poco me ne intendo, ahimè, ma so che, personalmente, non riesco a smettere di ascoltarle! 




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