venerdì 7 giugno 2013

L'Ultimo Avamposto o la Fine della Parata

Lo ammetto: anche io sono una fangirl. Ho un entusiasmo smodato e a tratti (macchè a tratti, sempre) inquietante quando si tratta delle cose che amo. Quando qualcosa riesce a suscitarmi entusiasmo o quella che io chiamo piccola sindrome di Stendhal, allora diventa veramente una quasi ossessione. Di fronte a certa bellezza, che sia estetica, artistica, spirituale, o di ogni altro tipo, l'emozione gioca brutti scherzi.
Una cosa di fronte alla quale non ti puoi non emozionare è Parade's End.

Una delle prime immagini apparse sul web

Guardate questa scena e ditemi se non è meravigliosa!



E qui mi sembra di sentirvi: "Ah, ma c'è Benedict Cumberbatch! Ecco svelato l'arcano: la fangirl che è in te ha lasciato che il cervello ti sbrodolasse fuori dalle orecchie e dal naso alla vista di cotanto (solo per te e altre pazzoidi) splendore". Ebbene, per quanto consideri quel ragazzo una specie di divinità della recitazione, NO, il mio entusiasmo non viene soltanto dalla sua presenza. Il cervello è ancora nella scatola cranica, anche se un po' scombussolato.


Benedict basito di fronte alla sua tinta spenta

Iniziamo con una necessaria premessa: negli ultimi anni Downton Abbey ha spopolato nel vecchio e nuovo mondo, ispirando migliaia di persone con la storia di un passato non poi così lontano ma così diverso, di generazioni di giovani sprecate nella Grande Guerra, di proprietari terrieri e indispensabili eredi. In Italia non ho idea di come stia andando, son sincera, ma per quel che ho visto in lingua originale, la prima stagione era sicuramente meravigliosa: costumi, scenografie, trame, personaggi, attori! Il tema della Grande Guerra è stato affrontato benino ma non benissimo nella seconda, e stiamo iniziando a scadere nella soap nella terza stagione: ma chi non si è già affezionato abbastanza alla famiglia Crawley per abbandonarli proprio adesso? Io ho i miei pochi preferiti (sapete quali, se mi conoscete) e riservo un ipotetico post prossimo pure per loro.


Period drama che fan successo

Per chi non conosce i dettagli darò giusto qualche hint, per il resto vi affido a Wikipedia: Lord Grantham è un proprietario terriero, sposato a una moglie americana che ha salvato con i suoi soldi la tenuta, e si ritrova con sole figlie femmine, nessuna quindi in grado di ereditare la casa (l'Abbazia di Downton, appunto - che poco ha di Abbazia ma molto di palazzo), la tenuta e il titolo di Conte. La vicenda parte quando questo Lord (il mio preferito, non mi vergogno ad ammetterlo) riesce a scovare il suo parente maschio più prossimo: il giovane Matthew Crawley, avvocato di città, della classe media, che farà i conti non solo con un destino che non ha mai voluto ma con l'altera cugina Mary, primogenita del padrone di casa.


Il giovane avvocato e l'altera cugina

Tornando al tema principale, Parade's End è ambientato nello stesso periodo Edoardiano, cioè degli anni 10 del Novecento, ma qui finiscono le analogie. Dove Downton è infatti un prodotto scritto e pensato oggi dal premio Oscar Julian Fellowes, e diretto alla televisione inglese privata (ITV, non BBC), Parade's End non solo è stato adattato da nientemeno che una leggenda della sceneggiatura britannica, Tom Stoppard, e coprodotto tra Stati Uniti e Regno Unito, ma nasce da un libro da alcuni acclamato e da molti dimeticato.

Posterino da grandi aspettative

Parade's end è una tetralogia, ovvero una saga di quattro libri, scritta negli anni '20 da Ford Madox Ford. Il nome è d'arte, ma ispirato al vero e studiato bene. Era infatti il nipote del pittore preraffaellita Ford Madox Brown, da cui ha ereditato e colto molta della propria sensibilità: dove Ford Madox Brown è un pittore che crea e pensa come un narratore, Ford Madox Ford è uno scrittore con la sensibilità di un artista. I preraffaelliti sono molto apprezzati da Ford. Soprattutto nel primo romanzo "Some do not - ", dove ad esempio il protagonista parla di Dante Gabriel Rossetti (anche se non in maniera lusinghiera: il protagonista non la pensa come Ford). La sorella di Gabriel, la poetessa Christina Rossetti, era riconosciuta da Ford come "una dei grandi maestri della Parola che il Diciannovesimo Secolo ci ha dato".
Questo blog, come i più esperti di voi hanno notato, è spolverato di citazioni di questa poetessa, in particolare del suo Mercato dei Folletti (Goblin Market). Come potevo non appassionarmi al lavoro di Ford? Non potevo!

Uno dei più famosi quadri di Ford Madox Brown, The Last of England, dipinto nel 1860
Venus Verticordia di Dante Gabriel Rossetti (1866)

Illustrazioni di Dante Gabriel Rossetti per la prima raccolta di poesie della sorella Christina

Il buon soldato è il romanzo più famoso di Ford, decisamente complesso e intrigante, la cui vicenda non è narrata in ordine cronologico ma confusamente riportata alla mente del protagonista (ristampato nel 2012 da Dalai Editore). Ford ha scritto un numero elevato di romanzi, novelle, saggi e ha collaborato con scrittori del calibro di Joseph Conrad.

Copertina assai elegante per Il buon soldato

Parade's end può essere visto per certi versi come una sorta di equivalente britannico de Il Grande Gatsby: parla di una modernità in divenire, che quando diventa palese è già reale e incontrovertibile, dove il passato è ormai lontano, sepolto sotto i morti di una guerra come tutte insensata e come molte inevitabile, e ricordato con la malinconia delle occasioni perdute.

Edizione Penguin in lingua originale
Ma passiamo a un'analisi della narrazione, in particolare di quella raccontata nella miniserie, dato che dei quattro libri ne ho letti uno soltanto, e il quarto non è stato neppure inserito nella vicenda narrata nelle puntate (si dice che Ford stesso si sia pentito di averlo scritto).

Nuova edizione da fangirl merchandising

Christopher Tietjens è il protagonista della storia: un figlio della antica nobiltà inglese, è ligio al dovere e legato alla moralità britannica fino a sfiorare l'irreale. Lui è un vero gentleman, colui che vive e respira secondo dettami sorpassati, dimenticati, usurpati, ma resiste con tenacia all'idea di moralità che ha e che ha sempre avuto. Emblematica di tutto ciò è, tra le altre cose, la sua propensione a prestare denaro al suo migliore amico, convinto che tra gentiluomini vi sia il rispetto tale da non necessitare di ulteriori garanzie. Lui ha un'idea della vita dell'uomo che vuole essere, che considera come una parata (che da il titolo alla saga): eleganti e in piedi, marciando a ritmo serrato e senza un capello fuori posto, nonostante tutto quel che succede intorno.

Benedict versione eroe "romantico" con una tinta improbabile

Christopher è sposato con Sylvia Satterthwaite, una donna cattolica ("papista"), egoista e frustrata da se stessa, soprattutto dai propri difetti, devota alla religione ma troppo pigra o viziata o incapace per superare le sue debolezze, e facile a cedere ai desideri della carne, se così si può dire. Tradisce Christopher ogni tre per due, e scappa persino con il povero Potty, per poi abbandonarlo quando se ne stanca, ribadendo che suo marito è un santo e vuole tornare da lui.


Sylvia, la stronza che amerete odiare, con Potty lo sfigato (di spalle)


Anche qui, la moralità di Christopher lo costringe a sposarla perché la ragazza è incinta: non ci viene mai rivelato apertamente chi è veramente il padre, ma sotto sotto siamo coscienti che non è Tietjens, e probabilmente ne è conscio anche lui stesso, pur amando quel bambino con tutto il cuore. Meravigliosa la scena in cui Christopher si occupa del bambino, svegliatosi per un incubo, che non posso non riportarvi qui sotto.



Christopher e Sylvia sono la coppia peggio assortita che si possa immaginare, costretti dalla propria natura a non riuscire mai a risolvere le proprie divergenze e costruire un rapporto che sia sano. Sylvia lo tormenta, sperando di scatenare in lui una reazione violenta, svegliarlo dal torpore in cui quella stessa unione lo ha calato: per lui, però, una moglie è da difendere, da comprendere, da giustificare sempre. Dove lui fa quel che ritiene giusto, lei cerca l'opposto, credendo sia quello il meglio. Le loro prospettive, desideri, caratteri sono talmente agli antipodi da avvelenare il loro cuore e la loro mente.


Christopher e Sylvia in un'altra delle giornate no

È in questa situazione che entra in scena Valentine Wannop: giovane suffragetta, figlia di un defunto professore con purtroppo passate fortune, è una ragazza intelligente, caparbia, onesta e a volte fin troppo ingenua su alcune cose del mondo. Sua madre conosce Christopher e suo padre, e scrive articoli e romanzi per vivere, anche se Valentine nei periodi più neri si è rimboccata le maniche e ha fatto lavori umili di cui un po' si vergogna. Il primo incontro tra lei e Christopher è casuale e caotico, breve e capace di mostrare tutta la selvaggia voglia di cambiare di una giovane che vuole emanciparsi: lei e un'amica suffragetta protestano contro un membro del parlamento ad una partita di golf a cui partecipa anche lui. 


Suffragetta nell'erba alta

Mrs. Wannop al lavoro
Val che incontra per caso Christopher nel prato con l'erba decisamente troppo alta per il golf


Val beata tra o meglio inseguita dagli uomini
 Christopher e Valentine sembrano agli opposti a loro volta, nonostante siano entrambi intelligenti e acuti: dove uno resterebbe ancorato al passato per sempre, l'altra sa che è giunto il momento di cambiare le cose, e prende parte al cambiamento. Ma Valentine non nega il passato, cerca solo di mantenere ciò che di buono c'era e affrontare il futuro con cognizione di causa. Anche Christopher dovrà vedersela con ciò che verrà, e quando il mondo lo prende a schiaffi ancora una volta, mostrandogli che è solo un fallito e un perdente, e che ciò che credeva vivo è morto da tempo, si arruola e parte per la Guerra

La parte finale della mia scena preferita!

Tietjens in trincea
Sylvia riuscirà a tormentarlo e giocare con la sua serenità mentale per molto altro tempo ancora prima che Christopher capisca che è tempo di lasciarsi alle spalle il proprio passato, pur rimanendo fedele a se stesso, e ricominciare una vita sua.

"Would you be my mistress tonight?"
La vicenda di questo triangolo non è la sola di cui si parla nel romanzo: il migliore amico di Christopher, Vincent Macmaster, e la sua ascesa alla nobiltà. Vincent si comporta e si atteggia a nobile, anche se non lo è: è un critico letterario e ha una venerazione per Dante Gabriel Rossetti, cosa che Christopher non condivide. Macmaster ama la nobiltà e si sente in grado di appartenere ad essa anche se non è altro che un borghesotto arricchito di orgini dubbie, ed essere amico di Tietjens lo fa sentire al giusto livello. I due amici si ritrovano ospiti presso il Reverendo Duchemin, considerato uomo di grande cultura, per la presentazione del lavoro di MacMaster su questo poeta.


Vinnie MacMaster che si da arie di importanza
Qui entra in scena Mrs Duchemin, moglie del reverendo, amica di Valentine e padrona di una casa in cui l'arte e la letteratura si respirano e si vivono. Il Reverendo è impazzito e usa alla moglie violenze non fisiche quanto verbali, morali e spirituali, blaterando di castità e purezza. MacMaster e Mrs Duchemin trovano subito un'armonia artistica e poi anche amorosa e fisica, e diventano presto amanti.


Mrs. Duchemin con aria "poetica"

Diventa quindi Mrs Duchemin la musa ispiratrice di MacMaster che per lei sola cerca finalmente di giungere alla nobiltà, per farla sua compagna in un mondo di poesia tanto desiderato quanto impuro. Mrs Duchemin ha a cuore però il proprio benestare e felicità e quando scopre di essere incinta, non ci mette un secondo a denigrare il suo amante facendolo passare da grande letterato a piccolo ometto in calore. Valentine in questo senso perde una delle sue certezze, avendo creduto che almeno il loro fosse vero amore.

Vinnie e la sua musa che fanno gli sportivi.
Quando finalmente il Reverendo muore (suicida) Mrs Duchemin diventa Mrs Macmaster, assorto alla nobiltà grazie agli aiuti di Christopher ma senza riuscire a ripagarlo, neppure moralmente. Gli incontri letterari dei coniugi diventano famosi e ricalcano quelli della famiglia Rossetti, ma non c'è più nulla del vecchio spirito di MacMaster. I due amici hanno preso strade opposte e non riescono più a reincontrarsi.


Party letterari dei MacMasters

Christopher e i suoi  nuovi amiconi.

Anche il padre e il fratello maggiore di Christopher sono parte integrante della storia. Mark Tietjens è l'erede di Groby, la casa e tenuta dei Tietjens il cui simbolo è il Grande albero, il Groby Great Tree, amato da Christopher sin da bambino. L'albero è appunto simbolico ed è estremamente affascinante anche: è talmente grande e antico che le sue radici minano le fondamenta della casa (uno dei due finirà per sopravvivere all'altro) e ai suoi rami e al suo tronco sono appesi oggetti di ogni tipo, per portare fortuna a coloro che si affidano agli spiriti del mondo antico e del piccolo popolo. Ciò che più mi intriga di questo albero è proprio questo suo legame ad una realtà ancora più antica di quella a cui si affida Christopher, simbolo di una natura imperturbabile, che sradica anche le opere degli uomini.

I Tietjens ti stanno giudicando!
Tietjens senior un po' provato dalla morte della seconda moglie
Christopher fa vedere al suo bimbo quanto è alto Groby Great Tree

Quando il padre di Mark e Christopher muore per un incidente di caccia, Christopher sa di essere il futuro erede, e così suo figlio, dato che Mark non si sposerà mai con la sua amante "papista" (e visti i risultati di suo fratello non ne ha l'intenzione). Ancora una volta il passato lo definisce, e lo carica di responsabilità. Mentre è in guerra, Sylvia farà la sua ultima cattiveria: farà abbattere l'albero. Ma Christopher ormai è un uomo diverso, e trovo splendida la scena finale della miniserie, in cui uno degli ultimi ceppi di Groby Tree non viene tenuto come reliquia ma usato per far legna nel camino della sua casa spoglia di mobili ma piena di amici e d'amore, in cui lui e Valentine costruiranno il loro futuro.

Si aprano le danze!

Son di parte, io tifo per questi due!

Oltre alla superba sceneggiatura di Stoppard, in grado di prendere la maniera caotica e modernista di Ford di presentare gli avvenimenti e darle un ordine preciso, restituisce molta dell'anima del romanzo, dandoci la possibilità di amare questi personaggi ma non di renderci ciechi ai loro difetti. Benedict Cumberbatch crea un Christopher Tietjens che subisce gli eventi e la sua stessa moralità con stoicità ma con sofferenza, pur liberando infine la propria felicità da tutte le sue vecchie ancore. Rebecca Hall è perfettamente volubile, viziata, frustrata e incattivita, ma bellissima e terribile allo stesso tempo, pur rimanendo fragile e umana. Adelaide Clemens, unica non britannica, che ha combattuto a lungo per farsi ingaggiare nel ruolo di Valentine, ci presenta un volto fresco, pulito, ammantato di bianco per la maggior parte della vicenda, perfetta nelle sue insicurezze e nel suo coraggio.
Benedict e il Groby Tree

Rebecca e la rivista alla moda
Adelaide, orgoglio da suffragetta
Menzione di riguardo a Rupert Everett nei panni di Mark Tietjens, di Stephen Graham in quelli di MacMaster, di Rufus Sewell in quelli del reverendo Duchemin e di Anne-Marie Duff in quelli di Mrs Duchemin. Everett ha sempre il tocco di annoiata superiorità dell'aristocratico, e Sewell mantiene la lucida follia di Duchemin splendidamente. Graham ci pone di fronte a un MacMaster profondamente patetico, incapace di evolvere nella maniera giusta e destinato a un fato di insoddisfazione e mancanza d'amore. La Duff ci mostra entrambi i lati di Mrs Duchemin, quello poetico e quello opportunista, lasciandoci di stucco quanto Valentine di fronte alle sue parole aspre per Vincent.


Rupert e la campagna



Rufus e il suo sguardo da pazzo

Stephen tutto chiccoso!
Devo sottolineare un aspetto estetico e di regia estremamente efficace: il triangolo tra Christopher, Sylvia e Valentine viene mostrato in alcune aperture e chiusure di scena grazie a tre specchi, distorcendo e moltiplicando le immagini dandoci le dicotomie e le illusioni dei tre personaggi.

Specchietti!
I costumi riprendono perfettamente l'epoca e quelli di Sylvia e Valentine sono perfettamente adatti ai personaggi e singolarmente stupendi: Sylvia ha abiti eleganti e di alta sartoria, definiti nei dettagli e alla moda, precorrendo anche in parte i tagli e le fantasie dell'art deco, mentre Valentine indossa camicie e cravatte, gonne più corte e pratiche, e un bianco che esalta la sua purezza.

Segue: carrellata di immagini che non riesco a impaginare meglio!














Le location a loro volta esprimono il romanzo in maniera quasi impeccabile: le trincee sanno di terra e di sangue e di fango, nonostante gli effetti speciali parecchio carenti; la casa di Duchemin sa di letteratura e poesia decadente, di chiuso ma anche di bello, e riprende perfettamente la descrizione dei romanzi; Groby con il suo immenso albero si ergono l'uno contro l'altro solenni e apparentemente imperturbabili; la casetta di Wannop madre e figlia sa di accogliente e raccolto.











Dopo questa interminabile elucubrazione sui miei sintomi da sindrome di Stendhal, come anticipavo sopra, non posso che aggiungere e concludere con un suggerimento, cioè quello di vedere la serie e prendere a cuore ogni singolo personaggio della vicenda, anche perchè non potrete fare altrimenti. E se volete, di leggervi il libro anche se ovviamente in italiano non si trova, perchè anche solo Some do not è meraviglioso. Vi lascio ad una delle musiche di Dirk Brosse, che hanno un'eleganza particolarissima.




Some of the photographs belong to Nick Briggs: http://www.nickbriggs.com/