venerdì 30 maggio 2014

Solo gli amanti sopravvivono - Only Lovers Left Alive

Dovrei averlo già detto da qualche parte in questo blog, ma a costo di ripetermi, vorrei dichiararlo ancora. I miei grandi classici sono fondamentalmente tre: Il Ritratto di Dorian Gray, Dracula e Frankenstein. Questo vi dice molto su quanto mi piaccia il genere horror, ovvero mi piace il classico: niente strilli e colpi di scena fatti solo per farti prendere "un colpo", ma quel generale senso di inquietudine che ti fa riflettere sulle tue convinzioni su bene e male... la meraviglia!

Ho sempre sofferto molto la presenza del vampiro "pop" che le ragazzine amano, e che possiamo chiamare per nome e cognome: Edward Cullen. Non nego che un certo pubblico possa apprezzare i temi che la saga della Meyer espone, ma la verità è che il mito del vampiro non ha niente a che fare con l'astinenza, la castità, e soprattutto il brillio, almeno non quello che mi ha sempre affascinato.

Da questi presupposti ero partita molto positiva nell'andare a vedere Solo gli amanti sopravvivono, e non sono rimasta affatto delusa.
Ammetto che la presenza di Tom Hiddleston è stata un "accelerante", o meglio è stato ciò che mi ha fatto conoscere il film e, insieme a Tilda Swinton, forse l'ha reso interessante per tutta una quantità di spettatori, ma non cambia la sostanza: il film è un piccolo capolavoro, e ora vi spiegherò perché lo penso.





Il film non ha una vera e propria trama, ma segue uno spaccato della vita di due vampiri, Adam ed Eve. Pur vivendo lui a Detroit e lei a Tangeri, sono insieme, sposati almeno tre volte nel corso dei secoli. Adam fa il musicista, e attraverso l'aiuto del suo agente/produttore fa conoscere la sua opera al mondo in maniera anonima, e di quando in quando si rifornisce di sangue all'ospedale locale. Eve passa il suo tempo a leggere e annegare nella bellezza, di quando in quanto facendo visita ad un vecchio amico, un vampiro molto molto anziano, che la aiuta ad avere scorte fresche e buone dal "dottore francese" in Algeria. È quando Eve sogna sua sorella Ava che inizia ad impensierirsi, e sentito Adam, va da lui a Detroit, dove appunto Ava è diretta. Il suo arrivo scatena una piccola serie di eventi che ci accompagna nella narrazione, e infine di nuovo a Tangeri, dove veniamo accompagnati al finale che arriva in maniera a mio parere perfetta.




La contrapposizione tra Adam ed Eve è una delle tante cose bellissime di questa pellicola. Adam è sempre vestito di nero, e vive in un appartamento buio, di colori scuri e pesanti. Porta un piccolo teschio bianco al collo, unica nota di quel colore, così come l'unica nota nera di Eve è un piccolo teschio nero ad un braccialetto. Adam vive della sua musica, circondato da tecnologia vecchia ma sempre in evoluzione dato che ci lavora costantemente per poterla mantenere in funzione nonostante l'obsolescenza. È malinconico e meditativo, silenzioso ma profondissimo, pieno di ricordi spesso dolorosi e con il costante pensiero della morte, della fine, che lui non può avere se non auto-inflitta. Eve, al contrario, vive in un appartamento illuminato, pieno di libri e ha un cellulare all'ultimo grido. Vive della bellezza della città in cui vive e della bellezza della letteratura, è felice e ama la vita, non vede la sua eternità come una maledizione ma come la possibilità di vivere più tempo e forse più intensamente.
I due amanti o meglio i due sposi vivono separati ma sono sempre veramente uniti. Lei sa benissimo quanto potrebbe costare a lui spostarsi, perciò lo fa per lui, è il motore della coppia così come è colei che è veramente legata alla vita, dei due. È affascinata e innamorata di lui tanto da cercare di fargli capire il suo punto di vista non per cambiare il suo ma per permettergli di essere felice. 




Ciò che profondamente li accomuna è ciò che probabilmente attira un certo tipo di pubblico, tra cui mi ci metto anche io, e anche una delle grandi forze di questo film: la malinconia per un passato rovinato dalla modernità, un passato ritenuto inutile o non importante. Adam è lo scienziato, dei due, ma ha una fortissima nostalgia. Ammira i grandi che sono stati rigettati dalla società perché erano innovatori, piange la trasformazione di teatri e luoghi di cultura in parcheggi ed è triste per le fabbriche vuote e la mancanza di vita nell'economia di Detroit. Eve ha scelto di vivere in una città piena di colori e profumi, di musica intossicante e di bellezza, e anche se per lei l'immortalità è continuare a vivere piuttosto che essere costretti a vivere, e nonostante sia l'ottimista e dica più volte che a suo parere tutto rinascerà, vive comunque in libri antichi, in musica che richiama antiche civiltà. Una scena bellissima è quella in cui impacchetta i suoi libri preferiti come bagagli per raggiungere Adam.





Vere chicche di questo film sono le due guest star principali, John Hurt e Mia Wasikowska, e i loro personaggi. John Hurt interpreta un vecchio vampiro, un vampiro veramente vecchio e invecchiato, pieno di ironia e di talenti (scopriremo che si tratta di un personaggio famoso... ma non vi anticipo chi), mentre Mia è Ava, la sorella di Eve. Ava è un simbolo di ciò che potrebbe andare storto, per un vampiro. È colei che se ne frega del passato così come del futuro, che vuole soltanto stare bene e fare quello che le piace, senza tenere conto delle conseguenze. È l'edonista, l'egoista, la distruttrice, ciò che Adam detesta e Eve teme. 




Tutto questo però non significa che il film sia triste o noioso. La narrazione scorre lenta ma mai monotona, Tom Hiddleston mantiene un contegno e un'espressione ombrosa che in alcuni casi è così ironica e divertente che più di una volta strappa un sorriso o una risata. Adam ed Eve usano pseudonimi letterari che per gli amanti dei classici sono dei veri e propri omaggi. Ava è una causa talmente persa che a tratti fa persino pena, e il giovane produttore e agente di Adam è molto dolce e divertente. John Hurt è forse il più ironico e con le battute più pungenti di tutti quanti, ed è un peccato vederlo così poco in scena.
Altre scene divertentissime sono quelle di Adam e del suo travestimento da Dottore alla ricerca di sangue. Ho trovato spassosissimi gli pseudonimi che usa, ma probabilmente il mio senso delle humour è un po' troppo british.



Le ambientazioni, dall'appartamento di Adam alle strade notturne di Tangeri, sono di una bellezza sconfinata, creando quella sorta di fascinazione che ogni buona storia di vampiri dovrebbe creare. La musica, soprattutto l'ultima canzone che si sente nel film, rendono il tutto misterioso, magico, malinconico e un po' malaticcio. 
Altra cosa che ho molto apprezzato è stato mantenere alcuni degli "stereotipi" del vampiro in maniera intelligente, come chiedere di essere invitati in casa.

Concludo con il mio apprezzamento per la scena finale o meglio proprio per l'ultimo fotogramma, l'idea che il film si concluda in quel modo ci da l'idea della continuazione della vita di questi due personaggi e di quanto ciò che abbiamo visto sia stato fondamentale eppure quasi niente di fronte all'eternità e al bisogno di sopravvivere, e di vivere.

Quante stelline gli diamo? Beh, una valanga! Consigliatissimo è dir poco.

Tutte le stelline che si merita un bel film.