sabato 6 giugno 2015

Jane Eyre: recensione

Jane EyreJane Eyre by Charlotte Brontë
My rating: 4 of 5 stars

Una cara amica mi disse, quando le rivelai che non avevo (ancora) letto Jane Eyre, che "non si diventa donne finché non si è letto quel libro".
Credo ci sia molto di vero in quest'affermazione, detta con ironia ma con profonda sincerità. Jane Eyre è un grande classico, e come tutti i classici non smette mai di dirci qualcosa di nuovo. Finendo di usare citazioni, questo è un libro viscerale, passionale, romantico nel vero senso ottocentesco della parola, senza eccessi parodistici o scellerati, anzi, ci ricordano quanto anche noi poveri mortali siamo complessi, quanto sappiamo amare e quanto siamo in grado di soffrire - oltre a quanto siamo in grado di lottare.
La giovane e ingenua Jane si fa strada nel mondo con le sue capacità, con le unghie e con i denti, ma senza ferire e senza recare alcun male. È bruttina, piccola e oscura, e questo viene ripetuto spesso, come a sottolineare che la bellezza effimera ed esteriore non è indice di nulla di ciò che davvero è una persona, nella sua anima.
La narrazione in prima persona non mi piace granché, e spesso mi è parso che alcuni passi del libro siano troppo esterni alla sua mente, mentre altri ci danno uno scorcio della sua anima fin troppo intimo, ma questi non sono difetti, semmai il difetto è nel mio approccio alla lettura.
I personaggi di contorno sono pochi, a volte abbozzati tanto quanto la loro educazione o semplici quanto la loro posizione sociale, e quindi ci si concentra su Jane e sul signor Rochester.
Edward Fairfax Rochester viene spesso descritto come il sogno di ogni donna, anche se fatico a credere che ci siano così tante donne coscienziose, intelligenti e di buon cuore da "innamorarsi" di una persona così: spiritosa, cafona, incline agli sbagli non per natura cattiva ma per mancanza di giudizio, guidato dalla sua anima genuina e ingenua più della donna di cui si innamora, ma che seppur con vent'anni di più ha bisogno di una guida. Non è bello neppure lui, e la cosa che mi ha colpita e deliziata è il fatto che Jane inizi a vederlo bello, a suo modo, perché va oltre l'aspetto fisico in sé e riesce a vedere, nei suoi tratti, la bellezza di ciò che c'è oltre, "dietro gli occhi" (come dicono i Pearl Jam - certe citazioni bisogna farle lo stesso). La differenza puramente aritmentica tra numero dei suoi difetti e dei suoi pregi non ne determinano la natura, il carattere, la bontà e l'anima, e in questo la Bronte ci insegna e ci mostra molto della scrittura e del talento che serve per renderla viva.
Mi mancheranno molto questi personaggi, per quanto umili e "difettosi", mi mancheranno le uscite stupide di Rochester e la tenacia e risoluzione di Jane, che spero un giorno di avere anche io.

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