venerdì 30 agosto 2013

Inside the Mind of Leonardo

Non credo di essermi ancora ripresa a dovere dalla visione di questo documentario, lo ammetto. E ammetto pure che forse (o sicuramente) molta della mia fascinazione è dovuta alla ultima fissa/cotta/ossessione per Capaldi. Ormai è assodato: il mio giudizio potrebbe essere vagamente influenzato dalla fissa del momento... ma questa dovrà pure nascere da qualcosa? Se il talento (e tutto il resto) non ci fossero, non mi ossessionerei no?


Nella disperata e affannosa ricerca di tutto il lavoro di quest'uomo, mi sono imbattuta su tumblr in una foto piuttosto semplice, in realtà, con spruzzato in qua e in là il nome di Leonardo Da Vinci. La fascinazione del mondo per questo genio che fu fortemente incompreso dai suoi contemporanei e immagino anche da noi oggi, in larga misura, è molto forte nel mondo, soprattutto fuori dall'Italia. Merito di Dan Brown? Il Codice Da Vinci è una cozzaglia di imprecisioni, baggianate e corbellerie, ma non si può dire che sia un thriller fatto male. Merito forse del sorriso enigmatico della Gioconda? Al Louvre è assediata da migliaia di persone, ma non ha neanche ciglia e sopracciglia, oltre ad essere di un formato quasi francobollo.


L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp, altrimenti conosciuta come
la Gioconda coi baffi (Capaldiani, da questa foto)

Forse, in quanto italiana e immune alla sindrome di Stendhal (o così dice wikipedia, dato che ogni tanto un principio di svenimento e l'emozione che ti devasta ce l'ho eccome), non ho mai subito particolarmente il fascino di questo uomo rinascimentale, vuoi per la ricorrente ironia sulla presenza continua di Giorgio Vasari come fonte per le Vite dei grandi artisti, che è una battuta storica tra me e quell'artista di mia cugina, vuoi per la quantità e qualità di tanti altri maestri e personaggi di grande cultura e arte. Quanto mi sbagliavo...

Giorgio Vasari, in confidenza Giorgetto, uomo prolisso.
L'approccio utilizzato da questo documentario "Inside the Mind of Leonardo", targato SkyArts, non è il solito "ora vi mostro in maniera didascalica tutte le opere di Leonardo, e poi vi dico giusto qualcosina su di lui, ma in maniera molto piatta". Senza dare per scontanto nulla, si ripercorre la vita di Leonardo utilizzando qualche accenno di biografia, inframezzato da immagini moderne dei luoghi della sua vita, ricostruzioni digitali (e in 3D) delle sue opere e brani dei suoi diari, sugli argomenti più disparati, recitati da Peter Capaldi (vedere il mio post precedente per una parte dei deliri ehm degli apprezzamenti su di lui).


The dashing Scotsman
È lo stesso Capaldi che ci introduce alla narrazione, con un incipit che all'apparenza è accademico, ma dimostra l'intraprendenza e il coraggio di Leonardo: vuole lasciare memoria di sé nella mente degli altri, e di coloro che diranno che il suo lavoro è senza valore, dice (e la traduzione è mia): "i venti che respirano dalle proprie bocche sono come le scorregge che emettono dai loro deretani".
Un brevissimo video ci mostra l'originale da cui tutto il documentario è preso: semplice, immediato, diretto. Un curatore sfoglia le pagine e in sovraimpressione, il "disclaimer". Tutto ciò che si sentirà, viene dai suoi diari.
Prima apparizione Capaldiana nel documentario. Hellou...

I suoi ricordi si mischiano, nella voce narrante, a stralci di elucubrazioni, liste della spesa, idee sull'arte, prove di discorsi pubblici, bozze di opere incompiute, discorsi sull'anatomia e la scienza, pensieri intimi sulla sessualità, battute, storie e parabole. A volte, una scritta ci informa su cosa ha fatto prima e dopo, dove si trovava, ma in maniera asciutta, immediata, diretta. Tra una immagine e un progetto animato, Capaldi appare in scena, vestito in maniera semplice e potenzialmente senza tempo: un semplice pantalone blu o marrone con le bretelle, una camicia dal colletto alla coreana, uno scarponcino, a volte un gilet blu e una sciarpa rossa. A mio parere funziona in maniera molto più fluida e meno divagante di un possibile costume d'epoca: in quest'ultimo caso sarebbe sembrato solo un omino bizzarro, dalla barba folta e gli abiti strani, e si sarebbe fatta meno attenzione a ciò che diceva, caricando le sue parole di un significato artefatto. Il set in cui si trova sembra un vecchio edificio diroccato, spoglio, ampio, quasi neutro, ogni tanto una poltrona o un letto. Tutto è all'insegna del minimalismo, per far emergere senza filtri o artefìci le parole del maestro.

Leo/Pete tra le rovine, con un po' d'uva e vino, che non fa mai male
I suoi progetti vengono mostrati con delle ricostruzioni animate, che sono state trasmesse anche in tre dimensioni. Molte se non quasi tutte le macchine che Leonardo pensò e progettò non vennero mai realizzate. Le sue macchine da guerra non videro mai la luce, almeno fino ad ora: mentre un Leonardo in posa araldica, dopo aver tentato più volte di trovare il giusto tono, ci spiega con il tono febbrile e sicuro di sé del genio le sue invenzioni, le vediamo muoversi di fronte a noi con paura e con lo stupore di vederle così simili a quelle di oggi, quasi mezzo millennio dopo. 
Non solo le macchine ma anche i suoi calcoli matematici e geometrici sono ricreati: i suoi calcoli sull'anatomia e le proporzioni prendono vita istantaneamente con le linee disegnate sulla realtà, facendoci capire il fascino delle scienze che gli studenti considerano più noiose.
Animazione pesantissima che ci metterà una vita a caricarvi, ma non sapevo proprio come mostrarvela altrimenti! Sembra anche a voi una delle sue modelle?
Il documentario, o docufiction se vogliamo usare un termine più cool, è accompagnato nelle parti non recitate dalla colonna sonora di aKido, pseudonimo dell'artista canadese Kim Gaboury, che si può trovare da pochi giorni in vendita online (consiglio da Bandcamp dove il prezzo è minore ma si può aggiungere in caso vogliate dare più del valore prestabilito a questo artista). Senza una voce, le melodie spesso tinte di elettronico ci fanno passare dai paesaggi caldi della Toscana alla vita frenetica di Firenze e Milano, fino ai reconditi anfratti del museo dell'anatomia, toccando le corde delle nostre emozioni e dandoci i brividi, come solleticati da delle piume.

Il volo degli uccelli: una delle ossessioni di Leonardo da Vinci
In conclusione: nonostante quello che immagino sia stata un'accoglienza un po' fredda e distaccata della critica (ad esempio qui sull'Indipendent) io trovo che questo "esperimento" di narrazione sia ben riuscito. Personalmente, mi sentivo ipnotizzata da quest'uomo, che mi raccontava di meraviglie con l'entusiasmo di chi ama ciò che fa, di chi apprezza il potere della conoscenza e della mente. Mi sono emozionata nel sentirlo parlare della sua intimità, del sesso come del suo essere emarginato e deriso, la riservatezza di chi è diverso, forse migliore, e viene messo all'angolo dal senso di inadeguatezza degli altri, che si trasforma in proprio. Leonardo parla ad esempio di pazienza: la pazienza era per lui come i vestiti caldi d'inverno, la pazienza lo proteggeva da coloro che volevano denigrarlo, come gli abiti lo proteggevano dal freddo.

Leonardo, straordinario nella sua umanità
Una prova attoriale di Peter Capaldi, perfettamente all'altezza del compito, se non ben al di sopra di esso, atmosfere coinvolgenti sia per le riprese dal vero che per la creazione dei modellini e i riferimenti alla pittura, non trascurati ma accompagnatori di tutta una serie di tematiche spesso poco sviluppate o ignorate nei discorsi su Da Vinci.

Pout pourri di Leonardicità
Vi lascio il trailer qui, sulla gif di mia creazione (modestamente). Se potete, guardate questo documentario. Vi prometto un viaggio indimenticabile.

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