domenica 10 agosto 2014

Lilting - recensione

Premessa

Vorrei tanto avere il pregio di conoscere Claudia di persona.
Voi Claudia forse la conoscete, perché nessuno legge il mio blog se non gente che conosco. Claudia è una donna intelligente, ma soprattutto una donna divertente, che sa farti sorridere con uno stato postato per proprio gusto o frustrazione. Ha un gatto nero meraviglioso e una famiglia affettuosa. Di più, purtroppo, non so, e per il momento sembra che non saprò altro, purtroppo. Troppe miglia e troppi impegni ci separano fisicamente, ma internet è un luogo bellissimo perché non serve nemmeno la TARDIS per potersi sentire in tempo reale.
Claudia mi ha fatto ricredere su Daniel Craig e sul suo 007. Resto una profana perché mi è piaciuto Skyfall (che pare tutti odino), e qualche giorno fa ha postato la notizia dell'uscita di un film con Ben Whishaw (da noi tutti amato in Profumo, Bright Star o The Hour, scegliete il vostro). La mia povera Claudia non ha trovato il modo di vederlo in Italia e così mi sono chiesta se qui in terra d'Irlanda ci fosse la possibilità di rimediarlo.

Claudia è una persona meravigliosa perché con le sue passioni è in grado di farti scoprire cose belle, e non si può dire cosa migliore di una persona se non questa, penso. Stefania anche è così, ve ne ho già parlato. Sono due donne che vorrei davvero conoscere e a cui vorrei ispirarmi sempre.
Ma non divaghiamo.

Ah, dimenticavo, sono in Irlanda per qualche mese, per un tirocinio finanziato dall'Unione Europea (ho vinto una borsa di studio). Le mie colleghe non sono del tutto convinte di amare questa città, ma io, decisamente, la amo già da morire, e sono qui da esattamente un mese.


Lilting




Lilting è un film diretto da Hong Khaou, e di produzione rigorosamente UK. La trama è tanto semplice quanto intensa: la morte di Kai lascia il suo timido fidanzato Richard e la sua ostinata madre cinese-cambogiana Junn devastati dal dolore. Il film tratta del percorso di avvicinamento di questi due personaggi, e di come Richard tenta di far capire a Junn che cos'era Kai per lui e come voglia ora occuparsi di lei.

Difficile dare una vera e propria analisi del film senza parlare del finale, direi, quindi ogni volta che rivelerò qualcosa sulla fine lo segnalerò un paio di righe prima. Lettore avvisato, lettore mezzo salvato.

Nonostante la trama possa sembrare a prima vista molto semplice, il film, che dura poco meno di 90 minuti, abbraccia tutto un insieme di temi universali e intimi. Il tono è delicato quanto intenso, la narrazione scorre lenta ma mai noiosa, tanto che quell'ora e mezza scarsa a me è sembrata un pomeriggio intero.

Vi descriverò ora l'inizio del film, per darvi un'idea del tema del ricordo, e lo descriverò in maniera precisa (piccolo spoiler alert).
La scena si apre su Kai che va a trovare sua madre in quella che di fatto è una casa di riposo. Il dialogo è semplice, parlano del più e del meno ma si vede benissimo che Kai ha bisogno di confessare qualcosa a sua madre ma non ce la fa. Improvvisamente, però, Kai scompare dalla scena, e capiamo che si tratta di un ricordo.

Junn così come Richard rivivono nella propria mente il ricordo di lui più di una volta. Si rifugiano in esso come se fosse la verità, il presente, e anche noi veniamo immersi in questi ricordi, più veri della narrazione stessa per noi, più veri della vita vera senza Kai per i personaggi. La perdita per entrambi è talmente pesante, talmente importante, talmente travolgente ed opprimente che è come se tornassero a respirare nell'indugiare nel ricordo stesso.

Richard cerca di approcciarsi a Junn, ma lui non parla cinese e lei non parla inglese, nonostante sia nel paese da molti decenni. Richard decide quindi di chiedere a Vann, una ragazza di origini cinesi ma non una traduttrice professionista, di aiutarlo a comunicare con lei.
Vann non è però semplicemente il mezzo tramite cui comunicano: è un personaggio che interagisce con la narrazione e finisce persino per pilotarla in qualche modo, mettendo se stessa, mettendo le proprie radici forse, o magari più la propria comprensione e umanità, prima delle parole che Richard vuole comunicare.

Lo scontro tra le due culture è un altro grande tema del film: Richard rappresenta la cultura anglosassone, la necessità di prendersi cura degli altri senza venirne troppo coinvolti, la frustrazione di non riuscire a dire ciò che si pensa e la stretta necessità di non mostrare i propri sentimenti, e di rimanere il più possibile gentili, disponibili e cortesi. Vann si è integrata ma è evidente che è in grado di capire Junn, anche se ripete spesso di non avere un buon rapporto con sua madre, che non si è mai inserita nella cultura occidentale. Junn è talmente legata invece alle sue origini da cucinare sempre cinese, dal parlare solo cinese, dal non provare neppure a parlare in inglese e rimpiangendo la sua vecchia casa. 

Emblematico, tra gli altri è il rapporto tra Junn e il suo "fidanzato" alla casa di riposo, Alan. Non parlano la stessa lingua ma lei dice che "in qualche modo, riescono a capirsi". Grazie all'aiuto di Vann, richiesto da Richard per aiutare Junn ad andare avanti e magari trovarsi un compagno inglese e integrarsi, i due però iniziano a conoscersi davvero e a capirsi. Una delle cose meravigliose di questo film è vedere in che modo questo rapporto si evolve e si completa (niente spoiler qui, ma credo che sia stupenda come evoluzione, divertente quanto emozionante e a tratti malinconica e triste). 

Il finale (spoiler alert) rivela una cosa importantissima, però, a proposito di questo scontro di culture.
Quando finalmente Richard riesce a dire finalmente a Junn che suo figlio era gay, che lui lo amava, lo fa nella maniera diretta e precisa, in una maniera affatto inglese. Junn comprende, finalmente, e lo fa con una serenità del tutto orientale, e riuscendo a spiegare che ora può andare avanti. Aveva bisogno forse di comprendere suo figlio? Il suo senso di colpa era così forte che ha rovinato la vita di tutti e tre? Forse no, ma le aveva impedito di constatare appieno la perdita, come se ci fosse stato qualcosa di non detto tra loro.

Il tema invece dell'amore è trattato in maniera intima, delicata, affettuosa ma mai morbosa. Amore tra madre e figlio, tra due amanti, tra due amici, tutto viene descritto senza forzature, senza artifici. Le immagini che ricorrono spesso sono un intimo ballo lento o un abbraccio, e soprattutto sentire il profumo dell'altra persona. Il profumo è importantissimo nella narrazione, ed è talmente potente come idea che nonostante non sia possibile effettivamente sentire i profumi, è impossibile non comprendere e non provare cosa significhi nelle varie scene.
L'intimità tra Kai e Richard non è mai volgare, trascende la fisicità e arriva all'anima, nel modo in cui Richard utilizza le bacchette (altra scena meravigliosa, verso la fine), a come la sua stanza sia ancora impregnata di Kai, a come soffra fisicamente per la sua mancanza. La sua assenza è dolore fisico per entrambi, sia per l'amante che per la madre: è la mancanza di quell'abbraccio, di quel profumo, della sensazione rassicurante di potersi accocolare tra le braccia di un altro essere umano, che amiamo e che ci ama tremendamente.

Tocco di classe spettacolare, merito di una regia superba, sono le brevi panoramiche del bosco intorno alla casa di riposo. Quelle inquadrature della brina di prima mattina, del sole appena sorto e ancora freddo, sono il vero e proprio punto d'incontro tra le due culture: sembra un paesaggio cinese, come nelle stampe che affascinavano gli occidentali nell'Ottocento, ma l'atmosfera è tipicamente dell'english cold mattutino.

Nel cercare il significato della parola Lilting, wikipedia mi dice che è una parola gaelica che rappresenta un modo di cantare tipico dei popoli appunto gaelici di "cantare con la bocca", il che spesso si accompagna con il ballare. Non so se sia effettivamente così, se sia questo il significato del titolo, o se sia solo una coincidenza, ma avendolo visto all'Irish Film Institute non potevo semplicemente ignorare questo fatto.

In conclusione, vi lascio con le due righe conclusive sul programma mensile dell'IFI, emblematiche a dir poco:
The debut film from Hong Khaou is an intimate and graceful film, a sensitive examination of two lost souls in mourning, which portrays how connections can be made across barriers of age, culture and sexuality.
(Il film di debutto di Hong Khaou è un film intimo ed elegante, una disamina delicata di due anime perdute in lutto, che mostra come si possano creare dei legami attraversando le barriere di diverse età, culture e sessualità.)

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