martedì 14 gennaio 2014

Sherlock, serie 3 - pensieri e riflessioni! parte 1 - Premessa e Many Happy Returns.

Non poteva mancare un blogghino su Sherlock, naturalmente! Cercherò di mantenere una sorta di ordine in questa mia elucubrazione, ma come sempre non posso promettere niente. Proverò a parlare di ogni cosa episodio per episodio, ma ora che ho una visione completa avrò anche qualche spunto in più (per questo ho atteso, sono furba eh?).
Il materiale è tantissimo, perciò diluirò il tutto pezzo per pezzo.

Ricci, cappotto, pioggia: ciao Sherl <3
Premessa che mi pare doverosa: molti hanno atteso questa serie, e per tanto tempo. Due anni sono lunghi in un palinsesto in cui siamo abituati ad avere una serie dietro l'altra, a volte con pause di pochi mesi. Gli americani sono bravi in questo, e se lo possono permettere: molti soldi, molti attori pronti a scavalcarsi per una parte che li lanci finalmente, molte location, molti network, molti produttori.
Il Regno Unito è un paese piccolo. Spesso si ironizza (grazie a Tumblr principalmente) che abbiano solo 12 attori, 4 location e... un solo ombrello (quello di Mycroft). Finanziare una serie di tre film da 90 minuti non è una sciocchezza, pagare due attori protagonisti ora molto famosi, trovare un cast di contorno, ripristinare i set a Cardiff, ritrovare le location a Londra, finanziare una post produzione digitale e di effetti speciali non complessi ma presenti, ecc... non è uno scherzo. 
Mi rendo conto che appunto due anni sono un'attesa lunga, ma per lo sforzo da fare, la pianificazione, gli impegni di tutti, è un miracolo che ci abbiano messo "così poco". Attendere tanto, o almeno tanto per gli standard dei più, crea particolari aspettative, ancora più forti di quelle che si erano create a suo tempo sul cliffhanger della prima stagione. Personalmente, sono una che tenta di non aspettarsi nulla in particolare, perché mi piace farmi sorprendere e non mi piace farmi deludere da me stessa. Tengo la mente sgombra più che posso.
Ho letto però molta delusione intorno a questa terza serie, e l'unica ragione per cui mi possa spiegare questa reazione è appunto l'aspettativa: tutti vorremmo che il nostro telefilm preferito abbia determinate situazioni, mostri determinate scene, ma non siamo noi a farlo, e a volte quello che vogliamo non è quello che potrebbe funzionare meglio. Lungi da me cercare di convincere persone a pensarla come me, ma mi piacerebbe che riflettessero un po' su questo, e su quello che sto per raccontarvi. 

Professori di Marketing Virale molto fieri dei loro allievi, che ora lavorano per la BBC
Ho divagato? Oh, sì. Scusate... Cominciamo!

Mini-episodio: Many Happy Returns

Steven Moffat e Mark Gatiss sono due fanboy: in italiano possiamo dire degli appassionati particolarmente entusiasti, anche se la traduzione non terrebbe mai il giusto livello di follia. Come meglio introdurre la nuova stagione se non con questo? Ma soprattutto se non usando una loro pseudo-proiezione nella storia, e cioè Anderson?
Anderson è passato da colui che è molto infastidito dalla presenza di Sherlock a suo grande fanboy: scontato? Forse, ma ci voleva, ci piace, lo adoriamo! Qualcuno che, dopo aver dubitato di una persona per tanto tempo, si accorge troppo tardi del suo errore... ma è davvero troppo tardi?
Adorabile, quando rintraccia i vari casi di Sherlock, facendo notare che non è veramente idiota come è sempre stato dipinto nel primo episodio. Adorabile soprattutto Lestrade, convinto da se stesso o meglio dal proprio dolore a non credere a tutte quelle storie. John, a sua volta, ci spezza un po' il cuore: è serio, è ferito, è triste. Rivedere il suo amico Sherlock, ancora poco avvezzo all'umanità, gli strappa un sorriso quando si rende conto e ammette di aver fatto qualcosa di indelicato. Quel sorrisetto sul volto del suo migliore amico ci ha fatto del male e del bene insieme. Molto bello anche il graduale "scoprirsi" di Sherlock: dal monaco con il cappuccio alla sagoma, alle mani, per poi finire solo nel video a vederlo a figura intera.
Citazione preferita: "Only lies have details" (tema che mi ricorda una battuta molto simile se non uguale, in un suo stesso episodio di Doctor Who scritto da Moffat. Parlerò di questa ripetitività Moffattiana nella parte su His Last Bow - e non la considero un difetto, ve lo dico subito).
Sherlock sorride e fa l'occhiolino ("sembra piacere alla gente, mi rende umano") e noi stiamo già esultando. Deduzione corretta, Sherlock: alla gente piace.

Non fare così, Greg. Te la prendiamo un'altra birra, tranquillo.

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